Gian Luca Marozza

30 ottobre 2006

Udinese-Roma 0-1


La Roma strappa 3 punti al Friuli dopo una brutta partita che l’arbitro Bertini ha rischiato di farsi sfuggire di mano per un inspiegabile atteggiamento permissivo nella fase centrale del primo tempo. Spalletti, a corto di esterni, sposta Chivu sulla fascia, lasciando centrali Mexes e Ferrari ed inserisce Aquilani a centrocampo al posto dell’infortunato Perrotta; davanti si torna alla punta unica, Totti. Galeone risponde con un tridente vero: Di Natale (recuperato), Iaquinta, Asamoah e ritrova a centrocampo Muntari. Roma che giostra il possesso di palla in avvio ma si capisce subito che non si vedrà bel gioco a Udine: squadre bloccate e quasi speculari nella tattica della ripartenza: i friulani sanno che sbilanciarsi è troppo pericoloso con la Roma ed i giallorossi lasciano il proprio capitano più solo del solito a combattere con la difesa avversaria. Gioco continuamente spezzettato con falli sistematici dei centrocampisti friulani a turno, specialmente su un Totti letteralmente tartassato. Ma il direttore di gara - come detto - dimentica il cartellino giallo, mostrandolo solo ad Obodo e Rosi (probabilmente nelle occasioni meno indicate). Molte le interruzioni per prestare soccorso ai giocatori a terra, poche occasioni: al 22’ Doni si esalta su colpo di testa ravvicinato di Muntari; al 36’ Totti solo davanti a De Sanctis su lancio illuminante di Chivu perde il passo del dribbling e fallisce la migliore occasione giallorossa.
La ripresa inizia sulla falsariga del primo tempo: Virga per l’acciaccato Rosi ed al 22’ arriva il gol-partita: mischia in area su punizione e Ferrari trova il rimpallo giusto. Al 25’ l’ennesimo fallaccio di Muntari trova il cartellino rosso e l’1-2 gol ed espulsione stronca l’Udinese che non è quasi mai pericolosa, tranne un rasoterra al 42’ di poco fuori del nervosissimo Pinzi, che cerca più volte la rissa con Aquilani e Taddei.
L’Udinese non ha più la forza di spingere, la Roma si accontenta, tentando solo qualche combinazione: una di queste porta Pizarro vicino al raddoppio: niente di più, Udinese-Roma 0 a 1.


LE PAGELLE
Doni 6,5: nel primo tempo compie un miracolo sull’incornata di Muntari, salvando la porta dalla capitolazione; per il resto ordinaria amministrazione. Pronto.
Panucci 6: ritorna sulla sua fascia e gioca una onesta partita pur soffrendo come tutta la Roma l’esuberanza atletica e tecnica di Di Natale. Preciso.
Ferrari 7: è l’uomo-match, contribuendo a rendere innocuo Iaquinta ed andando a segnare il suo primo benedetto gol stagionale in una delle rare apparizioni in area avversaria. Finalmente.
Mexes 6,5: avevamo temuto avesse perso lo smalto dell’anno scorso ma il francese ci smentisce subito spazzando tutto quello che arriva dalle sue parti e provando anche qualcuna delle sue uscite dall’area palla al piede. Imperioso.
Chivu 6: torna al ruolo di laterale interpretato in passato e non dispiace, pur trovandosi spesso di fronte Di Natale che svaria da una parte all’altra del fronte d’attacco friulano. Esperto.
Rosi 5,5: purtroppo ancora una prova incolore: scarso contributo offensivo, continua a sbattere contro i laterali avversari perdendo quasi sempre i duelli nel dribbling. Leggero.
De Rossi 6,5: lotta come sempre, magari non ordinatissimo, ma nella confusione di questo Udinese-Roma la sua combattività è comunque apprezzabile. Il solito leone.
Pizarro 5: la nota stonata del centrocampo giallorosso, la partita che non ti aspetti; forse soffre i fischi dei suoi ex tifosi, ma sbaglia una quantità inaccettabile di appoggi, dando il via a troppe ripartenze dei bianconeri. Fuori partita.
Aquilani 6,5: con un Pizarro così meno male che Alberto gioca una buona partita, per convinzione, iniziativa, recuperi. Va al tiro più di una volta nel secondo tempo mancando il bersaglio di poco. Tonico.
Taddei 5,5: ancora non in forma standard, contribuisce alla sterilità romanista sulle fasce; non aiuta l’isolatissimo Totti. Negativo.
Totti 6,5: sta tornando; nella prima frazione difende palla e prende calci da dietro, prova discese tra i difensori e qualcuna gli riesce anche, poi sbaglia la finta decisiva solo davanti a De Sanctis. Nella ripresa deve per forza di cose rifiatare. In costante miglioramento.

Virga 6: siamo appena alla nona giornata ma la rosa della Roma e la sfortuna già costringono Spalletti a buttarlo nella mischia; inizio timido e titubante, poi qualche buona cosa, compreso un tiro niente male che fa fare bella figura al portiere avversario. Coraggioso.
Vucinic s.v.
Faty s.v.

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26 ottobre 2006

Roma-Ascoli 2-2


Tira aria pesante, finora sconosciuta ai ragazzi di Spalletti, negli spogliatoi dell’Olimpico, dopo il rocambolesco pari casalingo con l’Ascoli. Silenzio stampa, amarezza di Rosella Sensi, delusione espressa dal suo mister: troppe chiacchiere in settimana, mentre gli avversari, anche modesti, fanno punti e Palermo ed Inter si allontanano, dimostrando una concretezza che manca ai giallorossi.
Rientra Mexes al fianco di Ferrari, con Cassetti che riguadagna un posto da titolare; a centrocampo Pizarro dal primo minuto ed ancora Totti-Montella davanti. L’Ascoli schiera l’ex Marco Del Vecchio, applauditissimo dalla Curva Sud.
Montella scalda i guanti di Pagliuca, che sarà protagonista e subito dopo il portierone è chiamato in causa da un sinistro al volo di Panucci; ma la Roma, nonostante qualche azione potenzialmente pericolosa, sonnecchia ed allora l’Ascoli prende coraggio. Del Vecchio prima si merita un cartellino giallo per simulazione in area, poi al 22’ sbuca (inizialmente in fuorigioco) tra le belle statuine giallorosse e di testa insacca il gol del vantaggio. Clamorosa nell’occasione la topica di Ferrari che si scontra con Taddei; intanto Cassetti è fuori campo infortunato e gli subentra Rosi. La Roma comincia a giocare, come le capita ultimamente, con una buona mezz’ora di ritardo; Pizarro e De Rossi si vedono respinte le conclusioni da un Pagliuca che si esalta man mano che passano i minuti; al 38’ è ancora lui a bloccare un tentativo aereo di Montella. Poche idee, pochi spazi ma il secondo tempo sembra la fotocopia della gara di domenica: i capitolini partono di slancio con l’Ascoli rintanato nella propria trequarti; Totti sale, guadagna una punizione al 4’ e scarica in porta un destro impressionante. Per cinque minuti la Roma insiste convinta: Montella si vede annullato un gol per sacrosanto off-side, Totti impegna a terra Pagliuca con deviazione di testa su splendida “rabona” di Pizarro; ma al 12’ nuova amnesia difensiva, Del Vecchio sbuca centralmente tutto solo davanti a Doni e mette incredibilmente a lato di testa; è l’avvisaglia per il nuovo vantaggio marchigiano. Vucinic per Montella, Del Vecchio si stira e lascia il posto a Bjelanovic che fa appena in tempo a sistemarsi in area. E’ il 19’ e la torre bianconera sovrasta Mexes ed insacca il clamoroso 2 a 1. Di nuovo all’inseguimento ed una mano ai giallorossi arriverebbe dall’arbitro Rocchi che vede, forse unico all’Olimpico, un fallo da rigore di Cudini su Totti; dal dischetto il 10 romanista scarica sulle mani di Pagliuca, palla sulla traversa e poi fuori: giusto così.
La Roma mostra evidenti segni di nervosismo e frenesia, Spalletti mette Aquilani per Panucci, ma è ancora il capitano a trascinare la squadra al pareggio: siamo già in pieno recupero quando il suo destro teso su punizione trova le mani dell’estremo difensore ascolano; sulla respinta Mexes - in fuorigioco - ribadisce in gol per il definitivo 2-2 che frena ulteriormente i sogni di gloria.

LE PAGELLE
Doni 5,5: non tocca praticamente mai palla, ma sul secondo gol fornisce il suo buon contributo all’immobilità della difesa. Indeciso.
Panucci 6: Spalletti gli cambia fascia e Christian si adegua spingendo anche in avanti nella prima frazione; nella ripresa affiora la stanchezza e il laterale cala. Solido.
Ferrari 5: è già finita la bella favola che lo voleva recuperato: sul primo gol travolge Taddei con un movimento inspiegabile e nella ripresa si dimentica la marcatura di Del Vecchio da solo davanti alla porta. Imbarazzante
Mexes 5,5: aspettavamo il suo ritorno per risolvere i problemi sulle palle alte, ma se ci tradisce anche lui…Mezzo voto in più per il gol del pareggio. Deludente.
Cassetti s.v.
Taddei 5: mancano molto le sue invenzioni sulla fascia, non si libera mai, non detta i passaggi, non riesce a farsi strada nel traffico della retroguardia ascolana e si pesta i piedi con Rosi. Disordinato.
De Rossi 6: ci mette come al solito tutto quello che ha (ed è molto) anche dal punto di vista fisico, ma forse è lo specchio della Roma di oggi. Nervoso.
Pizarro 5,5: non regala le solite geometrie e l’ordine del quale la squadra avrebbe tanto bisogno contro i 10 dell’Ascoli dietro la linea della palla; solo un gran gesto tecnico nella ripresa. Timido.
Perrotta 5: anche lui sembra un po’ sopra le righe, nelle proteste per qualche dubbio contatto a centro area: forse perché corre molto, ma stavolta a vuoto ed andando spesso fuori giri. Frenetico.
Totti 6: nel bene e nel male riempie il tabellino del match: il gol, il presunto fallo e l’errore dal dischetto, praticamente tutte le conclusioni decisive, compresa l’occasione del secondo pareggio; voto più basso per l’errore dagli 11 metri. Onnipresente.
Montella 5: risucchiato nelle marcature asfissianti e nella confusione delle trame offensive giallorosse, conosce un'altra giornata poco felice. Sfortunato.

Rosi 5: forse stavolta anche il mister ci mette del suo nella prestazione poco lucida del laterale giallorosso; cambia fascia, si scontra con Taddei, difende male sull’azione del 2 a 1 e come spesso capita si intestardisce in improbabili discese solitarie contro 2-3 avversari. Confuso.
Vucinic 5,5: entra e stavolta gioca abbastanza per essere giudicato; non un granché, prova qualche dribbling di troppo con le maglie avversarie troppo strette; segna ma è in netto fuorigioco. Poco incisivo.
Aquilani s.v.

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23 ottobre 2006

Roma-Chievo 1-1


Mezzo passo falso della Roma di fronte al pubblico dell’Olimpico; un Chievo disposto a protezione della porta di Sicignano dal rientrante mister Del Neri strappa un punto che vale oro per la sua pericolante classifica. I giallorossi invece rallentano ancora (1 punto nelle ultime due partite, alla vigilia considerate non proprio proibitive), e si vedono superati anche dal Palermo. Spalletti schiera Montella davanti a Totti ed Aquilani a centrocampo; i clivensi tengono davanti il solo Pellissier che fin dai primi minuti mette in difficoltà la linea difensiva romanista, scattando sempre sul filo dell’off-side. All’8’ Totti insacca sotto porta ma il guardialinee, piacevole presenza femminile nella terna arbitrale, annulla per un fuorigioco millimetrico. Subito dopo Pellissier è solo davanti a Doni, che esce in maniera perfetta e salva la porta. La Roma punge poco ma in mischia trova comunque un paio di occasioni per passare in vantaggio; in mezzo c’è però da segnalare un diagonale dell’ottimo Pellissier che si perde di poco a lato sul contrasto di Ferrari. Taddei manca la deviazione su cross basso di Totti e Ferrari indirizza di testa verso l’angolino, ma c’è Luciano sulla linea di porta. Al 40’ punizione da centrocampo, nessuno dei romanisti si mette davanti alla palla per coprire la battuta, il guardialinee è distratto e non vede il netto fuorigioco di Pellissier che scatta dietro a Chivu, dribbla Doni, evita ancora il disperato recupero del rumeno ed insacca tra lo stupore generale.
Secondo tempo e la Roma parte subito all’arrembaggio: Pizarro sostituisce Aquilani e comincia a giostrare a centrocampo: la Roma sale di tono e nel forcing si rivede anche il suo capitano che sembra rinfrancato, giocando più lontano dalla porta. Panucci è l’attaccante più pericoloso ed inizia il suo duello con Sicignano, che prima gli respinge con un miracolo una zuccata su azione di calcio d’angolo, poi guarda sfilare al lato di un soffio un’altra deviazione aerea del laterale giallorosso. E’ un assedio: entra Vucinic per Taddei, che non sembra convinto del cambio: al 21’ un rasoterra di Pizarro sfila tra le gambe di difensori e attaccanti e trova Totti sul filo del fuorigioco per il comodo tocco del pareggio. Sullo slancio la Roma sembra in grado di passare: ancora Luciano toglie dalla porta il gol del vantaggio romanista: sulla respinta Perrotta coglie il palo con un tiro sporco ed il tap-in di Panucci è viziato da fuorigioco. Finale da brividi: tentativi di De Rossi da fuori e di Montella dal vertice destro dell’area ma Sicignano si esalta in entrambe le occasioni; sull’altro lato la Roma sbilanciata fa correre più di un brivido ai suoi tifosi: Tiribocchi segna un gol spettacolare, ma in fuorigioco, Marcolini manca la deviazione sotto porta ed allo scadere, Doni è strepitoso ancora in uscita a valanga su Tiribocchi. Roma-Chievo sancisce il primo pari stagionale per la squadra di Spalletti.

LE PAGELLE
Doni 7: salva la porta all’inizio ed alla fine del match con due splendide uscite sui piedi degli avanti del Chievo. Decisivo.
Panucci 7: nel secondo tempo è una vera furia: scende sulla fascia, copre, si propone e sui calci piazzati è imperioso negli stacchi aerei, sfiorando il gol in più di un’occasione. Sfortunato, ma in grandissima forma.
Chivu 5,5: è vero che Pellissier è in fuorigioco sul gol, ma il rumeno perde colpevolemente la marcatura e non è un episodio sporadico durante la gara. Distratto.
Ferrari 5,5: la velocità non è la sua dote migliore e si lascia coinvolgere insieme al compagno di reparto in una sorta di apatia e disattenzione che procura troppi rischi alla porta di Doni. Anche lui, distratto.
Tonetto 5,5: nel primo tempo il Chievo spinge prevalentemente sulla sua fascia con Luciano che lo mette in seria difficoltà, ma forse quello che manca è la copertura di quella zona a centrocampo. Disorientato.
Taddei 5,5: non da’ il solito contributo di spinta; si vede che è fresco di rientro e deve ancora recuperare la condizione fisica migliore. Spento.
De Rossi 6,5: sembra aver trovato in Pizarro il suo compagno ideale; frenato nel pimo tempo, nella ripresa suona la carica dell’arrembaggio romanista; subisce più di una trattenuta nelle mischie in area. Volitivo.
Aquilani 5,5: si estranea un po’ dal gioco; nel primo tempo va alla conclusione un paio di volte, non con la giusta convinzione e potenza. Impalpabile.
Perrotta 6: anche lui sale nella ripresa, sfiorando il gol e facendo da boa a ridosso del limite dell’area, braccato da un nugolo di difensori del Chievo. Combattente.
Totti 6,5: primo tempo con qualche sprazzo (un aggancio al volo delizioso con successivo fendente in area per Taddei); ripresa in ascesa, quando paradossalmente – arretrando - trova il gol e qualche spunto interessante. Redivivo.
Montella 5,5: trova pochi spazi ma anche nelle mischie del secondo tempo, che dovrebbero essere il suo ambiente naturale, non riesce mai a piazzare la zampata vicente. Appannato.

Pizarro 7: entra e prende per mano il centrocampo giallorosso: difende sempre palla, fa spesso la scelta tattica giusta, facile o difficile che sia il passaggio. Essenziale.
Vucinic s.v.
Cassetti s.v.

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19 ottobre 2006

Olympiakos-Roma 0-1


E la Roma va. Al di là degli infortuni, della bolgia del Pireo, dell’emozione di Faty per il debutto, del disagio per l’ennesima formazione che Luciano Spalletti deve mettere in campo per colpa di un’infermeria sempre affollata. Rispetto alla sconfitta di domenica cambiano l’avversario (modesto questo Olympiakos lento e compassato), la concretezza offensiva (i giallorossi segnano costruendo meno occasioni rispetto a Reggio) ed un pizzico di fortuna in più nel quarto d’ora finale del primo tempo quando i greci spingono sull’onda del tifo assordante dei propri sostenitori.
Rientra Panucci in difesa, con Tonetto sull’altra fascia; Cassetti avanza sulla linea dei centrocampisti e Faty vince il ballottaggio con l’acciaccato Aquilani; Taddei gioca dal primo minuto e Totti è ancora unica punta.
Inizio confortante della compagine capitolina: triangolazioni rapide, la squadra sembra ritrovarsi pur senza impensierire particolarmente Nikopolidis; poi, soprattutto il centrocampo si “siede” e regala spazi agli avversari; la difesa balla, specialmente sui calci da fermo e sulle palle alte, che creano qualche mischia di troppo. Un gol annullato per fallo di mano al 27’, al 40’ il temutissimo Castillo va via in velocità per l’unica volta nel match ma Doni devia in volo plastico; subito dopo la Roma trema, insieme alla traversa colpita di testa da Konstantinou, ancora sugli sviluppi di una punizione.
Nella ripresa la squadra si ritrova, ricomincia a giocare palla a terra con una certa sicurezza, ma la mossa decisiva arriva dalla panchina: Rosi subentra ad uno spento Cassetti e d’improvviso la sua fascia diventa pericolosa; su una ripartenza Totti indovina magistralmente il tempo dell’appoggio sul giovane Aleandro, che vede Perrotta a rimorchio a centro area; il cursore giallorosso entra in scivolata tra difensore e portiere e di sinistro sigla il gol che regala tre punti preziosissimi per la classifica nel girone. Il Valencia vince ancora ed è a punteggio pieno a 9; la Roma sale a 6 ed il vantaggio sui greci e sullo Shakhtar è ora di 5 punti. Gli ottavi sono vicini.

A margine le solite note di cronaca che preferiremmo evitare: scaramucce fra tifosi prima dell’inizio del match, il petardo che scoppia accanto a Totti al primo minuto, il pullman della Roma assaltato da una sassaiola accompagnata da un paio di molotov…questo il benvenuto ricevuto ad Atene.

LE PAGELLE
Doni 6: un buon intervento già menzionato ma anche un’uscita sconsiderata su calcio d’angolo nel primo tempo, che avrebbe potuto pagare cara; deve ancora lavorare sui cross alti in area di rigore.
Panucci 6,5: quando serve esperienza internazionale e tranquillità Christian è un punto fermo; abbastanza bloccato nelle discese offensive, dietro frena con sicurezza tutti i palloni che passano sulla sua fascia di competenza. Rientro positivo
Ferrari 5,5: palla a terra conferma i progressi già dimostrati in tutto l’inizio di stagione, ma soffre terribilmente le mischie del finale del primo tempo, perdendo pericolosamente i duelli aerei con gli attaccanti greci. Non ce ne voglia il buon Matteo, ma Mexes è ancora un’altra cosa.
Chivu 6,5: prestazione positiva, buona corsa e buoni recuperi in velocità; nel secondo tempo si rivede un calcio di punizione, che il portiere greco devia in angolo.
Tonetto 6: maggiore convinzione rispetto a domenica, anche se fallisce qualche controllo elementare; il solito dinamismo.
Cassetti 5: sbaglia troppo, perde nel primo tempo molti palloni, qualcuno scatena anche pericolose ripartenze dei greci; è vero che gioca in un ruolo non suo ma…
De Rossi 6: forse la presenza di un giovane debuttante al suo fianco non lo rende tranquillo, forse comincia ad accusare – ed è umano - un po’ di stanchezza, ma si propone in azione offensiva con meno convinzione del solito.
Faty 6,5: al debutto in Champions regala alcuni sprazzi che fanno sperare in un grande futuro, poi cala nel primo tempo insieme a tutta la squadra. Voto di incoraggiamento.
Perrotta 6,5: è l’uomo ovunque della Roma attuale: lotta, combatte, insegue gli avversari; non sempre preciso ma puntuale e costante negli inserimenti. Trova il gol in Champions dopo quello in nazionale.
Taddei 6,5: se la Roma avesse i suoi due esterni titolari, ad Atene sarebbe stata goleada; il brasiliano corre, punta l’uomo, si propone e regala nel secondo tempo una magia tecnica da giocoliere puro.
Totti 6: nel primo tempo trova pochi spazi ma nella ripresa, quando la squadra gira, detta con maestria i tempi di alcune ripartenze efficaci, tra cui quella del gol; nel finale c’è ancora tempo per un lancio dei suoi che manda Perrotta vicino al raddoppio; poi, fallisce colpevolmente solo davanti all’estremo difensore greco il gol del 2 a 0, calciando a lato con un destro che non gli prende il giro desiderato.
Rosi 6,5: i pochi minuti giocati suggerirebbero il classico S.V., ma dopo la bocciatura di domenica il ragazzo della Garbatella merita fiducia, per le discese proposte, l’impegno e per una conclusione al volo – ribattuta – che avrebbe meritato miglior sorte.
Aquilani: s.v.
Defendi: s.v.

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16 ottobre 2006

Reggina-Roma 1-0


Una Roma leziosa ed un po’ troppo innamorata del suo gioco frizzante cade a Reggio Calabria di fronte alla mina vagante della serie A, la Reggina cui Walter Mazzarri ha trasmesso lo spirito battagliero e mai domo, unito alla forza della disperazione per il pesantissimo handicap.
Sotto una pioggia incessante i giallorossi si presentano ancora una volta in formazione rimaneggiata: in difesa assenti Panucci e Mexes, a centrocampo Aquilani non recupera dagli acciacchi dell’Under 21, mentre Spalletti rischia solo Mancini, lasciando inizialmente in panchina Taddei e Montella, che pure si era allenato poco in settimana.
La Reggina è in formazione tipo con Amoruso e Bianchi torri offensive ed a centrocampo Mesto e Leon in gran spolvero.
Primo tempo subito combattuto, magari non bellissimo e neanche poi così ricco di occasioni da rete, ma la Reggina imprime ritmi alti e la Roma, quando la palla riesce a correre rasoterra sul prato imbevuto d’acqua del Granillo, fa vedere qualche triangolazione degna della sua fama.
Fase centrale del primo tempo con la Roma che sembra prendere il comando delle operazioni e da’ l’impressione di poter passare: al 14’ Totti conclude di destro quasi a colpo sicuro ma un difensore in spaccata ci mette un piede; dall’angolo De Rossi svetta e incrocia sul secondo palo, ma Pellizzoli smanaccia; sull’altro fronte un paio di pericolose incursioni amaranto svaniscono sulle respinte di un autoritario Ferrari e su un gran recupero di Chivu. Mancini a tratti sembra poter fare la differenza e nel finale sfiora il gol.
Ma il secondo tempo inizia con la Reggina più decisa ed arrembante ed al 4’ la difesa della Roma è sorpresa da un cambio di gioco dopo una respinta; Amoruso è solo ma fa comunque un gran gol tenendo la palla bassa sul tiro al volo incrociato.
La Reggina è splendida ma la Roma sembra in grado di reagire: Mancini ha ancora la forza per andarsene sulla fascia ed in verità è l’unico a dare la sensazione di poter saltare l’uomo, ma in più di un’occasione gli uomini di Spalletti tentano di arrivare in porta con la palla, non provando mai la conclusione da fuori (eppure il pallore viscido ed il terreno insidioso inviterebbero a farlo); si sbaglia sempre l’ultimo passaggio e così al 18’ dalla panchina arrivano Taddei e Montella per un Rosi inesistente ed ammonito e per un Amantino stanchissimo; ma la Reggina sembra avere una marcia in più dal punto di vista fisico: a centrocampo Tedesco, Amerini, Mesto e Leon corrono per 90 minuti e addirittura crescono nel finale impensierendo più volte la porta di Doni.
La Roma avrebbe anche le occasioni per pareggiare ma prima De Rossi alza sopra la traversa - trattenuto – sull’uscita incerta di Pellizzoli e poi sull’appoggio indietro di testa di Taddei, Perrotta non rischia la conclusione volante e lo stop, solo davanti alla porta, è tra le cose da dimenticare di questa domenica.
Via via i giallorossi perdono fiducia e la partita si spegne nelle mani di una grande Reggina: applausi dalle tribune di Reggio per una splendida prestazione dei padroni di casa.

LE PAGELLE

Doni 6: nonostante la pericolosità delle trame avversarie non è impegnatissimo, eccetto una punizione di Leon alzata sopra la traversa con sicurezza. Nulla da fare sul gol.
Tonetto 5: balla dalla sua parte anche nel primo tempo, quando la Reggina non spinge con la concretezza che dimostrerà nella ripresa; le discese offensive sono rare e timide.
Ferrari 6: sembra il più sicuro tra le fila difensive; è in crescita ma anche lui viene coinvolto dai pericolosi buchi centrali che si aprono nel secondo tempo.
Chivu 5,5: verrebbe da usare un luogo comune: “senza infamia e senza lode”; ma dove è finito quel giocatore che usciva palla al piede con sicurezza da fuoriclasse e che calciava le punizioni con precisione impressionante?
Cassetti 4,5: sulle fasce la Roma di Reggio proprio non va ed in particolare su quella di competenza dell’ex-leccese si sbaglia praticamente tutto: mai convincente né in copertura né in fase propositiva.
Rosi 4,5: dispiace bocciare così un giovane, ma in fase offensiva non salta mai una volta il suo uomo, intestardendosi nel solito dribbling inefficace: troppi i palloni persi.
De Rossi 6: sufficienza, anche se Daniele è troppo forte per accontentarsi della prestazione offerta al Granillo: ci mette vigore, ma paga gli impegni azzurri.
Perrotta 6: anche lui risente delle fatiche della nazionale ma per un tratto di partita ci sembra il più propositivo del centrocampo: il voto si abbassa per la clamorosa occasione mancata nel secondo tempo.
Pizarro 5: da lui la squadra si aspetta di più, proprio in gare come quella di ieri dove servirebbe ordine ed inventiva; gioca come sa solo a tratti.
Mancini 6,5: fino a quando rimane in campo è il migliore, il più pericoloso; parte lento ma nella fase finale del primo tempo ed iniziale della ripresa va via ai suoi marcatori con irridente facilità…in area però nessuno sembra crederci; il suo rientro è una delle poche note positive.
Totti 5: nel primo tempo sembra in crescita: prova dribbling e discese come non gli vedevamo fare da qualche tempo, arriva al tiro ed è sfortunato; ma nella ripresa, con la Roma sotto, è il simbolo di quella leziosità che non ci è piaciuta ieri: troppi colpi di tacco, poca convinzione.

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11 ottobre 2006

Divertirsi alla Tate Modern


La Tate Modern di Londra è tra i musei più sorprendenti che ho avuto la fortuna di visitare.
L’idea di nuovo “trasuda” ovunque, dagli allestimenti delle mostre al concetto stesso di esposizione, ma con la sobrietà un po’ tipica del popolo inglese, anche laddove, a palati europei più freddi, apparirebbe pazzia. Nonostante la modernità, siamo però lontani dall’hi-tech impersonale ed uniformato che impazza nei musei mondiali; la
Tate Modern Gallery è stata inaugurata nel 2000 ed ha sede in un affascinante edificio frutto della riconversione di una centrale elettrica dimessa a Bankside. Il progetto è opera degli architetti svizzeri Herzog e De Meuron (che vinsero per la realizzazione il Premio Pritzker per l’architettura), che tra l’altro hanno ricevuto l’incarico di realizzare un ampliamento della struttura tramite una piramide di blocchi di vetro (i lavori inizieranno nel 2008).
La compattezza della sagoma in mattoni rossi si staglia sulla riva meridionale del Tamigi e guarda dritto verso la cattedrale di St. Paul; i 99 metri della vecchia ciminiera sembrano una sorta di faro che guida il visitatore prima attraverso il ventoso Millennium Bridge, poi nella passeggiata che lambisce il Globe Theatre shakesperiano, infine alla vecchia sala macchine dove le turbine accolgono il turista con tutta la forza simbolica dell’architettura post-industriale.
Accanto ad opere di Boccioni, Chagall, Dalì, De Chirico, Klee, Magritte, Mirò, Modigliani, Andy Warhol, interessantissimi lavori di artisti contemporanei coinvolgono gli appassionati d’arte in una continua ricerca di interazione con le opere.
Da ieri la Tate Modern è nell’occhio del ciclone delle critiche di molti tabloid inglesi per l’installazione dell’artista tedesco Carsten Holler, posizionata nell’atrio della galleria e composta da cinque tubi trasparenti in plexiglas ed acciaio, che fungono da scivoli a spirale per il pubblico. Le insistenti perplessità espresse dalla stampa sulla realizzazione, che è schedulata fino ad aprile, definiscono folle “la discesa” di 55 metri e di 12 secondi.
Nonostante i numerosi test eseguiti, i quotidiani britannici criticano le norme di sicurezza dell’opera-gioco ed in verità sembrerebbero dar loro ragione le aggiunte da parte degli ingegneri della galleria di alcuni tappeti in gomma dopo più di un ginocchio contuso nei primi “atterraggi”. Del resto l’artista ha definito l’opera “… una struttura per provare un'esperienza che si colloca tra la gioia e la follia …”.

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10 ottobre 2006

Dei delitti e delle pene (di morte)



Oggi Amnesty International promuove la IV giornata mondiale contro la pena di morte, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uso ingiustificato e contrario al diritto internazionale di tale strumento di condanna in molti Paesi del mondo.
Responsabile della proclamazione di tale iniziativa è soprattutto la Coalizione mondiale contro la pena di morte, che protesta anche, al di là della spinosa discussione intorno al fondamento giuridico assoluto, sui procedimenti iniqui e frettolosi che spesso la accompagnano nelle nazioni governate da regimi dittatoriali.
La Giornata mondiale contro la pena di morte punta l’indice verso i sistemi giudiziari di Iran, Arabia Saudita, Nigeria, Cina e Stati Uniti, ma nel contempo saluta con soddisfazione la nascita della Rete asiatica contro la pena capitale e l’abolizione nelle Filippine ed in Moldavia.
La storia della pena di morte attraverso i secoli passa dalla “legge del taglione”, che infligge al reo lo stesso male da questi provocato, al diritto biblico; è solo nella polis dell’antica Grecia che nasce una concezione della pena con finalità educativa (verso la società): in alcune opere di Platone viene affermata l'eccezionalità della pena di morte; con i Babilonesi compare il primo codice scritto, il Codice di Hammurabi, nel quale la pena capitale è largamente prevista; nell’antica Roma sopravvive la commistione tra un diritto pubblico che commina la pena di morte per l'alto tradimento e per gli atti sacrileghi ed un diritto privato che permette forme di vendetta personale. Nella civiltà islamica il Corano prevede la legge del taglione, ed a partire dal XV secolo il codice Ottomano influenzerà fino ai nostri giorni la legislazione di numerosi stati musulmani.

Dall’età medievale in poi il potere della Chiesa mantiene una certa ambiguità nei giudizi circa la pena di morte; nell’Ancienne Regime francese l’esecuzione è addirittura luogo di discriminazione tra ceti prevedendo la forca per i contadini e la decapitazione per i nobili, prima che Guillotin non abolisca drasticamente tale uso con un taglio netto.
La svolta storico-filosofica è da molti individuata nell’anno 1764 con la pubblicazione del libro di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene, dove si insinua il dubbio che sia preferibile comminare pene meno crudeli ma intense e prolungate nel tempo (per esempio l'ergastolo ed i lavori forzati). L’anno successivo, il primo atto politico: Leopoldo I° abolisce la pena di morte dal Gran Ducato di Toscana … purtroppo il provvedimento non avrà lunga durata.
Altri governi nella storia contemporanea abusano della pena di morte, dal Sudafrica dell’apartheid alla Russia dei tempi di Lenin e Stalin, all’Europa del nazismo.

In Italia, il primo tentativo di abolizione risale al 1889, spazzato via prima da Mussolini nel 1926, per combattere gli attentati alla propria incolumità e successivamente nel 1930 dal codice Rocco; nuovamente abolita il 10 agosto 1944, ad eccezione dei reati fascisti, la pena di morte è bandita dalla nuova costituzione della repubblica italiana il 27 dicembre 1947.

Ai nostri giorni l’Unione Europea ha decisamente espresso la propria opposizione a questa pratica e la Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato diverse Risoluzioni, come quella del 1998 intorno alla quale venne raggiunta un’assoluta maggioranza, che ha successivamente formalmente richiesto ai Paesi mantenitori di "dichiarare una moratoria sulle esecuzioni in vista della totale abolizione della pena di morte".

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09 ottobre 2006

ABC di Paris


Argonaute, nella Città della Scienza e dell’Industria a la Villette, un sottomarino disarmato nel 1982: si vedono la sala macchine, il circolo ufficiali, il periscopio, i lanciamissili...
Bastille, zona gradevole, a partire dalle maioliche che ingentiliscono la stazione Metro’ per arrivare ai locali notturni cool o alla moderna Opera …
Conciergerie: nel Palazzo della Citè, prigione dove vissero i loro ultimi giorni Maria Antonietta, André Chenier, Robespierre: odore di medioevo…
Defense, a metà fra lo stupore della modernità ed il “freddino” tipico di alcuni nuovi quartieri delle città europee: mai visto Metropolis di Fritz Lang?
Esplanade des Invalids, tra le prospettive più belle della ville lumiere: alzate gli occhi verso la cupola dorata …
Forum des Halles, non tanto i negozi del centro commerciale, piuttosto privi di luce nonché di fascino, quanto le terrazze movimentate da vetrate e giochi d’acqua …
Grand Trianon, all’interno di Versailles, marmo, porfido e splendidi giardini, il rifugio di Luigi XIV lontano dai rumori e dalle fatiche parigine…
Hotel de Ville, è il palazzo comunale ma come spesso accade di vedere nel nord Europa sembra un castello incantato delle fiabe…
Igor Stravinskij, la splendida fontana popolata di animali e creature meccaniche che spruzzano acqua ai piedi del Centro Pompidou…
Jardin des Tuileries, imperdibile il tenero spettacolo di grandi e piccini che seguono con lo sguardo le piccole barche a vela che salpano nella fontana centrale…
Kube hotel, in zona nord, conosciuto soprattutto per il suo bar di ghiaccio, è un 4 stelle fuori dal comune, con decorazione " polare " e design moderno…
Louvre Rivoli, una fermata della metro che racchiude in teche e vetrine riproduzioni di antichità del museo: da copiare!
Michael George, l’ex-Wham, negli ultimi tempi più presente nei posti di polizia che sui palchi musicali in concerto a Parigi oggi e domani al Palais Omnisports Paris Bercy…
Navigazione, sulla Senna potete scegliere tra mille offerte, dalla crociera notturna ai battelli, che partendo dal cuore della città vi portano in Normandia…
Or des Thraces, dalla Bulgaria i tesori in oro e argento illustrano il percorso della civiltà dei Traci al MUSEE JACQUEMART-ANDRE dal 14 ottobre fino al 31 gennaio 2007…
Photo month, 14.ma edizione; a novembre Parigi diviene la capitale della fotografia mondiale con rassegne ed eventi sparsi su tutto il territorio parigino…
Quel spectacle, dal 3 ottobre al 18 marzo 2007 al Musée de la Poupée una mostra che vi farà ringiovanire, dedicata a bambole e non solo provenienti dalle scenografie teatrali…
RER, Rete Espressa Regionale, un sistema di linee espresse suburbane che vanta 33 fermate nell’area metropolitana parigina…
Sant-Etienne du Mont, suggestiva e misteriosa la visita a questa chiesa nel Quartiere latino se allietata dalle dolci note dei canti gregoriani…
Trocadero, per gli schiavi della fotografia, una gara di velocità per accaparrarsi lo scatto con lo sfondo dei getti d’acqua…
UUU, You, for You and only You recita lo spot della card più esclusiva di Parigi per vivere (beati voi) la capitale francese all’insegna del lusso…
Vendome place, quel gusto un po’ masochista di strabuzzare gli occhi verso i bagliori delle vetrine di Cartier…
Watt, ristorante trendy dove il cliente costruisce il proprio menu; il pomeriggio si trasforma in sala da te con giornali e riviste a disposizione…
X arrondissement, sulla rive droite, ospita molti passages couverts, antichi piccoli vicoli che, al coperto di tetti in vetro, deliziano con piccole boutique artigiane e sale da the…
Yahoo viaggi, un sito generale da visitare per orientarsi nella pletora di offerte artistiche, monumentali e commerciali…
Zero Smoke, non un luogo ma una notizia: anche in Francia sarà vietato il fumo nei locali pubblici a partire dal gennaio 2008.

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06 ottobre 2006

Amore e Psiche



Quando vidi Amore e Psiche del Canova era il 1997. Ne ero già innamorato.
Dai banchi del liceo a quelli dell’Università, dai dizionari di mitologia romana e greca avidamente consultati all’epoca, alle citazioni che attraversavano tutta la poesia, la storia di Apuleio e l’immagine della scultura del Canova esercitavano su di me un fascino sempre crescente. Nel 1993, quando scrissi la mia tesi di Laurea sulla poesia neoclassica, tappezzai la mia scrivania di foto, cartoline, riproduzioni stilizzate, interpretazioni moderniste e classiche di quel bacio, di quell’abbraccio.
Mi colpiva in tutte le immagini la stessa vena, la stessa espressione ricorrente che tutti i maestri che col mito si erano confrontati sembravano cogliere: quel senso di ricerca di sicurezza ed affetto della donna, quel compiacimento nel calore di un abbraccio, l’abbandono verso l’amato.
Altri tempi, altro cuore forse…giovani ardori che ora mi fanno sorridere…
Avvicinandomi alla sala del Louvre che sapevo ospitare il gruppo marmoreo, sentivo quell’ansia della gioia che si manifesta sempre con qualche timido cenno di nervosismo, una mano passata sui jeans, una fugace "lisciatina" al “pizzetto”, mi aggiustai gli occhiali e varcai la soglia.
D’accordo che l’Anima (Psiche) per unirsi ad Amore deve superare tremende prove ed indicibili sofferenze ma non mi aspettavo che tra le moderne punizioni di Afrodite ci fossero i giapponesi. La scultura, per nulla deludente, era semplicemente BELLA, luminosa, magica, unica ma parzialmente coperta da un nugolo di turisti giapponesi che la bombardavano di scatti e flash, la additavano, indicavano, commentavano, schernivano; guardai la mia futura moglie (quella vera, intendo, non Psiche) e non so se risposi pienamente convinto al suo sorriso; forse avrei voluto coprire quel corpo dagli sguardi indiscreti, avrei voluto spegnere le luci, tappare le orecchie della dea…ma poi vedendola così abbandonata tra le braccia di Cupido pensai che fosse già in buone mani.

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