Gian Luca Marozza

27 agosto 2007


Comincia il campionato di serie A, con una puntualità insolita per gli ultimi anni. Il calcio nostrano, devastato dagli scandali, si ripresenta al via con una Coppa del mondo ed una Champions in bacheca, con una classe arbitrale nuova che fa errori vecchi. I tifosi sono annunciati in aumento, ma faremmo volentieri a meno di quelli che hanno imbrattato i muri antistanti il Marassi con farneticanti minacce di vendetta per la morte di Vincenzo, datata 12 anni or sono. Rosinaldo, ragazzo ormai da troppo tempo “promettente”, indovina nell’anticipo del sabato un lob senza riguardi per la veneranda età di Ballotta; la Lazio, colpita da una maledizione che fa vacillare le nostre certezze di uomini razionali, perde un altro difensore e quando Diakité si frattura la tibia Delio Rossi deve aver pensato che far parte della retroguardia biancazzurra è ormai un mestiere considerato a rischio. Pandev e Rocchi reagiscono ma il Torino, oltre al carattere che fa parte del suo Dna e di quello del nuovo mister Novellino, ha molti giovani e il poco conosciuto Vailatti rende ancor più palese il problema portiere in casa Lotito.
David Trezeguet ne fa tre ed è sempre più simpatico ai tifosi italiani, perché dopo aver fallito il rigore che ci fa alzare la Coppa a Berlino, dedica idealmente la sua tripletta all’esilarante Domenech che in settimana, oltre a varie nefandezze, lo relega nella Francia B. Con Toni infortunato Nesta e Totti esuli, il mister transalpino potrebbe essere il nostro vero alleato, dal momento che si annuncia titolare anche Thuram, in luogo dell’invero scarso Mexes (!) Il Livorno alla fine ne prende 5 e comincia nel peggiore dei modi il dopo-Lucarelli.
Sabato da incubo per l’era Collina: a Roma il direttore di gara Celi annulla inspiegabilmente un gol a testa a Pandev e Vailatti che fortunatamente gli rispondono sul campo; a Torino Iaquinta si lascia andare rovinosamente in area, incredulo come noi al fischio dell’arbitro Gava. Domenica si continua ed un Milan sornione e vincente riceve un aiuto inutile per il penalty del 3 a 0: Rubinho smanaccia via la palla dai piedi di Gilardino e si becca un rigore inesistente; ennesimo gol di testa per Ambrosini, che tra un infortunio e l’altro resta uno dei giocatori più decisivi per i rossoneri. Frena l’Inter, vittima dei suoi dissidi interni, di una condizione fisica forse votata al sogno della Champions e della troppa sicurezza del brasiliano Julio Cesar, che eccede spesso nel palleggio fuori area (stavolta di mano). Mancini comincia ad essere il bersaglio facile della critica; certo è che se continua a chiedere acquisti, risultano poco credibili le sue scelte iniziali con Chivu e Suazo comodamente seduti in panca. La Fiorentina risolve il suo derby toscano con la linea verde che ha intrapreso: Pazzini comincia a scrollarsi di dosso la pesante eredità di Luca Toni, Mutu si conferma e Montolivo si aggiunge ai nomi nuovi che forse anche Donadoni potrebbe “travasare” dall’under 21 alla nazionale maggiore. Cade il Napoli in casa, di fronte ad un Cagliari che mister Giampaolo sta modellando come il suo vecchio Ascoli; Reggina e Atalanta si dividono la posta sotto un sole impossibile, che genera più di una polemica sui campi di serie A; ma anche qui il rigore orobico è frutto di una generosa invenzione arbitrale.
Segno più della giornata per Vincenzo Montella che torna a volare e spinge la Sampdoria a tre punti in quel di Siena con un destro al volo degno della sua immensa classe di calciatore puro; segno meno per Baldini e Di Carlo che rovinano un 2 a 2 vivace e spumeggiante a Parma con una tristissima esibizione, becera ed ai limiti del grottesco. Conclusione serale per la Roma, bella che si piace, che gioca talmente bene da dimenticarsi a volte di buttarla dentro; splendida la prima ora di gioco della banda di Spalletti, con Aquilani che prenota un posto azzurro contro la Francia e con un buon Palermo che rischia in 10 minuti di riaprire una partita stradominata dai giallorossi. Tutto il bene di questo mondo al 22enne Puerta del Siviglia, che lotta tra la vite e la morte per una serie di incredibili arresti cardiaci, iniziati sabato sera durante il match della Liga contro il Getafe.

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