Gian Luca Marozza

15 dicembre 2022

I giovedì del Bloomsbury: IVANHOE, W.Scott

Nasce con Ivanhoe il romanzo storico: siamo nell’Inghilterra centrale e possiamo affermarlo da alcuni luoghi citati, Sheffield, Leicester, ma soprattutto Ashby-de-la-Zouche, sede del leggendario torneo, e viviamo poco dopo il 1190 (1194, se calcoliamo che l’autore ci scrive che siamo al termine del regno di Riccardo I, che ritorna in patria dopo la Terza Crociata). L’ambientazione è importante perché è proprio dovuta alla preoccupazione di aver spostato dalla Scozia all’Inghilterra i suoi romanzi l’iniziale decisione di sir Walter Scott di pubblicare l’opera con lo pseudonimo di Laurence Templeton. Siamo in piena contrapposizione tra Sassoni – vinti -  e vincitori Normanni, Wilfred di Ivanhoe è il sassone figlio del fiero Cedric, diseredato dal padre perché ha se
guito il re normanno in Terra Santa e forse anche perché si è innamorato della bella Rowena che però Cedric voleva dare in sposa al nobile sassone Athelstane. 

Nella prima scena siamo nel castello di Cedric che ospita il priore di Aymer e il templare Brian de Bois-Guilbert, normanni in viaggio verso il torneo di Ashby, prima sviati dai servi di Cedric e poi messi sulla strada giusta per il castello da un pellegrino di ritorno dalla Terra Santa, che in realtà è proprio Ivanhoe. Durante il banchetto conosciamo la splendida lady Rowena ed il ricco ed avaro ebreo Isaac di York, che poi verrà salvato da Ivanhoe dall’agguato templare e lo ricompenserà con il cavallo e l’armatura per il torneo.

Il “secondo atto” si svolge alla presenza del principe Giovanni (l’usurpatore, il Senzaterra): oltre ai molti cavalieri incontriamo un’altra bellezza femminile, Rebecca, figlia di Isaac. Vince il torneo, chiaramente, Ivanhoe, per ora chiamato il Diseredato, che sceglie come dama – manco a dirlo - Rowena. Nella giornata successiva il torneo si svolge a squadre e interviene in aiuto del Diseredato soccombente, il Cavaliere Nero (non possiamo non pensare in una smorfia - a metà tra la malinconia ed il sorriso - al nostro Gigi Proietti) per poi defilarsi. Pur vittorioso, il Diseredato, ferito, ha bisogno di togliere l’elmo e si rivela come il figlio di Cedric. Al termine della giornata il banchetto si trasforma in un acceso scontro tra Sassoni e Normanni.

Nella terza scena, siamo al castello di Torquilstone del tremendo Reginaldo Front-de-Boeuf, ma nel frattempo Rebecca ha curato Ivanohe e se ne è innamorata; il mercenario Maurice de Bracy al soldo del principe Giovanni rapisce una nutrita comitiva, tra cui Cedric, Athelstane e Isaac allo scopo di estorcere somme di denaro, ma soprattutto Lady Rowena e Rebecca, che vengono insidiate dalle sue attenzioni e da quelle di Bois-Guilbert. Il castello viene assediato dai “nostri”, giunti in soccorso, che con uno stratagemma del giullare Wamba riescono a liberare Cedric, che organizza l’assalto, tumultuoso, sanguinario ma non risolutivo, anche se il castello finisce in fiamme per mano di Ulrica, che si vendica di vecchie angherie. Bois-Guilbert fugge portando con sé Rebecca ed abbattendo Athelstane.

Il sipario si apre sulla scena finale, che vede la compagine di Cedric spartirsi il bottino: ci sono Fra Tuck, che rivedremo nelle storie di Robin Hood, che altro non è che l’arciere Locksley, il Cavaliere del Lucchetto, che in realtà è proprio re Riccardo. Nella precettoria di Templestowne, intanto, il Gran Maestro dei Templari Lucas de Beaumanoir riesce a convincere tutti che Rebecca ha stregato con arti magiche Bois-Guilbert e la fa destinare al rogo; la giovane si appella alla giustizia chiedendo la difesa di un paladino, che giunge nelle vesti di Ivanhoe. E’ il momento delle rivelazioni. Riccardo Cuor di Leone torna al trono ed Athelstane non è morto anche se ha perso tutte le sue pretese per lady Rowena, che può finalmente sposare Ivanohe, dopo che questi ha sconfitto Bois- Guilbert, aiutato dal destino, che lo stronca con un infarto durante il combattimento. Le nozze nella cattedrale di York sanciscono la nascita del popolo inglese.    

Abbiamo letto molto: ci sono le basi per i romanzi di Dumas, Hugo e Manzoni, il tema dell’antigiudaismo nella caratterizzazione di Isaac, ma anche la sua denuncia, nella figlia Rebecca, fiera, onorata e che lascia l’Europa cristiana per Granada, dove gli ebrei non sono invisi o discriminati.