Gian Luca Marozza

27 novembre 2006

Sampdoria-Roma 2-4



Torna lo spettacolo in casa Roma e che spettacolo! Gli uomini di Spalletti mandano in scena una delle migliori prestazioni stagionali, sgretolando la debole resistenza della Samp di Novellino e lanciandosi alla difficile rincorsa della corazzata Inter, che nel posticipo relega il Palermo al terzo posto.
Giallorossi in formazione tipo, se si esclude Cassetti ancora al posto dell’infortunato Tonetto; blucerchiati che ripresentano in panchina la bandiera Francesco Flachi.
Fischio d’inizio ed è subito Roma: Totti sbuccia al volo di destro e Pizarro impegna Berti che si salva in angolo al 6’; ma al 13' l’ennesimo buco della Samp permette a De Rossi di lanciare Totti solo davanti alla porta per il destro chirurgico dell’1-0; una manciata di secondi e la parità viene ristabilita; merce rara l’errore di Mexes, che rinvia sui piedi di Volpi: gran botta deviata in porta da De Rossi.
Ritorna Flachi, che subentra a Quagliarella, ma Totti e compagni non si fermano più: De Rossi è incontenibile, Pizarro sale, Mancini sembra più vivo e Perrotta è ancora goleador al 33’; su appoggio da azione di calcio d’angolo il centrocampista fredda con una gran botta la disattenta difesa avversaria; la reazione della squadra di casa è tutta in un colpo di testa al lato di Bonazzoli su splendido invito di Flachi; ma prima della fine del tempo Panucci piazza su corner una zampata da centravanti di professione e manda meritatamente al riposo la sua compagine con due gol di scarto.
Nella fase iniziale della ripresa il divario sembra ancora più incolmabile ed al minuto 29’ arriva il gioiello: Cassetti apre a memoria su Totti che - spostato sul lato destro dell’area - inventa una conclusione di collo sinistro a rientrare sul palo opposto che merita gli applausi anche dei tifosi blucerchiati: tutti in piedi e dedica al vetriolo nel dopo partita per Platini e Matarrese.
Nel finale la Samp prova a rendere meno amara la sconfitta: Doni salva su Oliveira, Flachi prima spreca dopo una mischia furibonda, poi rimedia il solito rigore su ingenua entrata di Cassetti e va a segnare dal dischetto in pieno recupero; Bazzani reclama ancora un rigore con Mexes ma nell’occasione, prima della trattenuta del francese, l’attaccante sampdoriano si aggrappa vistosamente alla maglia del centrale della Roma.
Chiudiamo con gli auguri ad Alberto Aquilani, che in settimana ha subito un serio infortunio; e la Roma sembra stia preparando il ritorno di Karhja…

LE PAGELLE
Doni 6: nessuna responsabilità sui gol, ma rispuntano in un paio di mischie le antiche incertezze sulle uscite in presa alta. Rocambolesco.
Cassetti 6,5: finalmente una prestazione volitiva dell’ex-leccese, che pur soffrendo ancora qualcosa in copertura, si rende oggi protagonista di buone discese offensive; suo l’assist per la perla di Totti e per il gran colpo di testa di Perrotta, anche se macchia la prestazione con l’intervento tutt’altro che furbo su Flachi nell’occasione del rigore. Redivivo.
Chivu 6,5: un’altra buona prova del rumeno, che a fianco del compagno di difesa centrale sta inanellando prestazioni convincenti. Sicurezza.
Mexes 6,5: l’errore nell’occasione dell’1 a 1 fa sensazione e questo significa qualcosa. Per il resto, la consueta ammirevole prestazione, soprattutto sulle palle alte dove domina clienti temibili come Bonazzoli e Bazzani. Campione.
Panucci 7: impressiona la sua convinzione, unita alla cattiveria sportiva ed alla concentrazione che riesce a tenere alta per tutti i 90 minuti; ancora un gol. Bomber.
Mancini 6: non è ancora al top ma si rivedono discese e dribbling che seminano scompiglio tra i blucerchiati. Fallisce qualche ultimo passaggio di troppo. Nervoso.
De Rossi 8: monumentale; è ovunque all’interno del campo; copre le incursioni avversarie, salta di testa, rincorre i centrocampisti di Novellino, illumina il gioco con lanci ed aperture, prova il tiro ormai da posizioni che per altri sarebbero impossibili; non per lui, che nel secondo tempo “compare” magicamente sulla linea di porta per salvare il gol su Oliveira. Pallone d’oro.
Pizarro 7: piace e convince finalmente il cileno; difende con sicurezza la sfera come gli avevamo visto fare in tante splendide prestazioni all’Udinese, detta i tempi delle ripartenze giallorosse con maestria, ci mette lo zampino nelle azioni del secondo e terzo gol e prova anche il tiro da fuori. Regista.
Taddei 6: lavoro più oscuro di altre partite; gli toccano forse i duelli più fisici della partita, spesso con Zenoni. Combatte e sgomita e resta lontano dalla zona gol; poi, quando il capitano lo invita a segnare con un cucchiaio delizioso, lui liscia abbastanza clamorosamente. Defilato.
Perrotta 7: qualcuno dice che la pedina fondamentale dell’attacco di Spalletti sia lui; ancora a segno. Frizzante.
Totti 9: voto non solo figlio dell’esecuzione del quarto gol, che entra di diritto negli archivi storici del calcio; oltre a questo, una prestazione ad alti livelli, con un pizzico di essenzialità in più, che in questa Roma, squadra bella che a volte “si piace” troppo, è qualità da applaudire. Fenomeno.


Montella (per Totti), Rosi (per Perrotta) e Vucinic (per Panucci) s.v.

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Shakhtar-Roma 1-0


La Roma sciupa la possibilità di ottenere una tranquilla qualificazione agli ottavi di Champions e perde di colpo la solidità che sembrava aver conquistato. La fredda serata ucraina ci restituisce una squadra impacciata, supponente, spenta, che pensando ad un pareggio controllato, al minimo indispensabile, viene punita da Marica senza effettuare un solo tiro nello specchio della porta in tutti i 90 minuti. Ed ora - fra due settimane all’Olimpico - il Valencia già qualificato deciderà la sorte dei giallorossi, ai quali serve un punto per raggiungere quegli ottavi che sembravano a portata di mano.
Tabellino desolatamente scarno in un noiosissimo primo tempo: una punizione di Totti che definire pericolosa è generoso; Brandao incorna di testa per la comoda presa di Doni, che poi gli esce splendidamente sui piedi, ma a gioco fermo per off-side; la squadra di Spalletti è bloccata, quella di Lucescu deve aver visto la Roma contro il Catania e non si scopre più di tanto. Ma nella ripresa salgono i palleggiatori Jadson e Fernandinho e l’atteggiamento passivo della Roma viene pagato a caro prezzo. Al 4’ Mexes salva miracolosamente su Marica ma al 17’ il rumeno insacca di testa incredibilmente solo davanti a Doni; 27’: Doni in perfetta uscita bassa salva su Jadson; poi al 39’ palo su punizione di Srna deviata da Perrotta; nel finale Brandao è frenato ancora da Doni che in tuffo nega il raddoppio allo Shakhtar. I cambi di Spalletti, Pizarro per Ferrari (la difesa passa a tre), Montella per Aquilani e Vucinic per Mancini non sortiscono effetto alcuno ed il fantasma della Roma riparte per la capitale con molti dubbi e perplessità.


LE PAGELLE
Doni 7: ancora una volta sicuro nelle uscite a terra, salva nel secondo tempo la Roma da un passivo più pesante. Qualche perplessità sul gol dove sembra essere convinto del fuorigioco di Marica, che però è solo davanti alla porta. Baluardo.
Cassetti 4,5: il più negativo nella inguardabile Roma di questa sera; perde sempre tutti i duelli sulla fascia, qualsiasi sia l’uomo che scende verso l’area; ma anche quando si propone (raramente), appoggiare palla su di lui questa sera è come consegnarla alla squadra avversaria. Disastroso.
Ferrari 5,5: perde molte sfide aeree, ma i pericoli non vengono a nostro parere da errori dei centrali quanto dalla giornata no sulle corsie laterali. Timido.
Mexes 6,5: anche il francese è parzialmente coinvolto nel naufragio giallorosso della ripresa, ma perlomeno ci mette un po’ di cattiveria nei contrasti e negli anticipi e nel secondo tempo salva in recupero un gol fatto. Orgoglioso.
Panucci 5: stasera lo spostamento di fascia non funziona; soffre in difesa e non si propone in attacco, salendo per qualche cross disperato solo nel finale. Irriconoscibile.
Mancini 5: manca completamente la partita, non pungendo mai e speriamo che quando Spalletti lo tira fuori, scuota la testa esclusivamente per sottolineare la propria prestazione. Sterile.
De Rossi 5,5: se è stanco possiamo anche perdonarlo, ma sembra, come per tutta la squadra, che la sua insolita pigrizia dipenda più da una questione mentale che fisica. Distratto.
Aquilani 5,5: suo l’unico tiro pericoloso da fuori area nel secondo tempo: troppo poco. Leggerino.
Taddei 5: come Mancini, non fa una azione degna di nota ed inoltre spreca più di un calcio d’angolo con traiettorie troppo basse che non arrivano nemmeno in area di rigore. Ininfluente.
Perrotta 5: come tutti i centrocampisti fornisce una prova incolore; non pressa e non arriva mai vicino alla porta avversaria. Non pervenuto.
Totti 5: è vero che non è supportato dal solito gioco corale del centrocampo, ma Francesco stasera sembra piuttosto svogliato, poco ispirato ed anche poco convinto nella difesa dei rari palloni che tocca. Irriconoscibile.

Pizarro 5: Spalletti lo tiene in panchina un po’ per risparmiarlo, un po’ perché è già ammonito e lui - chiamato a dare un contributo alla sua squadra che è sotto - non trova di meglio da fare che gettarsi teatralmente a terra in area avversaria, rimediando il cartellino giallo che costringerà la Roma a rinunciare al suo apporto nella sfida decisiva col Valencia. Indisponente.

Montella e Vucinic s.v.

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22 novembre 2006

Su Roma-Catania



Il calcio italiano è morto. Segnali profondi di malattia grave ne avevamo avuti a volontà: scandali arbitrali, cali di affluenza negli stadi …chi è appassionato di questo sport non ha certo bisogno che gli venga letta la drammatica cartella clinica.
Ma se dopo una partita d’altri tempi, sfortunata per il Catania, che va incontro ad una clamorosa batosta per motivi particolari da rintracciare nell’atteggiamento tattico e disciplinare, i commenti di giornali e televisioni si orientano decisamente sul presunto spirito antisportivo di una squadra che infierisce, allora, signori miei, non rimane che arrendersi ai burattini dei vari processi televisivi.
Se la Roma si compiace delle sue triangolazioni rapide e delle sue ripartenze contro una squadra catanese che continua ad attaccare la palla con quasi tutti gli uomini di movimento esponendosi alle incursioni degli avanti avversari e le trasmissioni “pallonare” discutono dell’opportunità di fermarsi dopo il 4 o il 5 a 0, allora ci meritiamo Moggi, Giraudo, Meani e la Gea per altri 10 anni.
Se i giallorossi scendono in campo nella ripresa sul 4 a 0 ed “osano” continuare ad imbastire qualche trama offensiva per una ventina di minuti, se non altro per rispetto al proprio ed all’altrui pubblico che mi risulta avesse pagato il biglietto per una partita di 90 minuti e non di 45 e i dirigenti del Catania rilasciano interviste che stigmatizzano il fatto che anche in una partita di calcio esiste un codice morale, allora questi dirigenti si meritano fino in fondo i torti arbitrali ed i campionati pilotati.
Se di fronte ad una normale pratica sportiva di Luciano Spalletti, quella di andare a stringere la mano agli avversari dopo una partita sfortunata, i media e lo stesso allenatore Marino si sollevano accusando il mister di essere un ”maramaldo”, di non aver applicato tale sportività dalla panchina dove – udite udite! che scorrettezza - continuava ad incitare i suoi a fare gol, ebbene sì, propongo di aprire un’inchiesta federale sulla Roma e su Spalletti per atteggiamento chiaramente antisportivo.
Poche fugaci parole sulla sciocchezza di Mascara che lascia i suoi in 10 sotto di un gol al 14° minuto del primo tempo; alcuni timidi cronisti provano ad ipotizzare che è da lodare la tattica offensiva del Catania, ma che forse Marino poteva apportare alcune correzioni, per così dire di assetto, visto l’andamento disastroso della partita; nessuna menzione per i precedenti della squadra capitolina, l’anno scorso raggiunta dal Palermo dopo esser andata sul 3 a 0, in apertura di stagione clamorosamente superata dall’Inter in Supercoppa dopo un nuovo triplice vantaggio.
Anzi, qualcuno, col candore di una tenera età che non ha più, ipotizza che la Roma abbia in fondo perso una buona occasione per assicurarsi una tranquilla trasferta sotto l’Etna nella partita di ritorno ad aprile, che anzi viene caricata di significati ulteriori e diventa già la “partita della vita”.
Complimenti, complimenti di cuore da tutti gli sportivi.

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21 novembre 2006

Roma-Catania 7-0



Sulla ruota di Roma esce la partita che non ti aspetti: dopo un paio di passi falsi con squadre modeste ed in chiara difficoltà, la Roma trova contro il Catania, accreditato tra le soprese del campionato, una vittoria travolgente ed altisonante nel punteggio. Gli etnei si presentano all’Olimpico con il tridente, sostenuti da quasi 7.000 tifosi; la Roma rinuncia all’acciaccato Mexes (in panchina) sostituito da Ferrari ed a Tonetto - infortunatosi in settimana - e rimpiazzato da Cassetti; Panucci cambia ancora una volta fascia.
I rossoblu sembrano iniziare convinti, poi un’accelerazione di De Rossi manda in porta Perrotta, che cicca clamorosamente la conclusione: è il preludio alla goleada: al 12’ Pizarro conta i giri al pallone pescando Panucci, che con un mezzo fallo tiene la posizione rispetto a Stovini ed insacca di testa per l’1-0, tredicesimo giocatore giallorosso ad andare in gol nel torneo. Due minuti e la partita gira decisamente in favore della Roma: Mascara reagisce alla pressione di Chivu con una isterica manata al volto del rumeno e si accomoda ancora una volta prima del termine negli spogliatoi (veniva da una squalifica per identico comportamento scorretto); la squadra di Spalletti dilaga: al 19’ triangolazione perfetta e Mancini dribbla la difesa catanese ed incrocia con un sinistro sporco per il 2-0; Perrotta si lancia in uno slalom esaltante tra i difensori avversari, ne salta 3 più il portiere, sta per perdere il tempo per la battuta ma ormai ha ubriacato la difesa di Marino, che gli permette la zampata vincente al 24’: è un tiro al bersaglio verso il non sempre sicuro Pantanelli, che al 40’ va giù in ritardo sul destro non irresistibile di Perrotta per il 4-0 romanista, contrastato solo da un ammirevole Corona che impegna Doni con un bel destro da lontano e poi reclama un rigore per una scivolata di Pizarro.
Nella ripresa la Roma non si ferma, perché è squadra che si compiace del proprio gioco e sa divertirsi: fioccano le conclusioni verso il malcapitato estremo difensore etneo: Panucci fa doppietta al 48’, su tocco di testa di De Rossi in mischia (nell’occasione, svista della terna arbitrale che non segnala il netto fuorigioco del difensore-goleador); al 50’ entrano Aquilani per De Rossi e Montella per Perrotta e l’aeroplanino dopo essersi mangiato un gol, sigla il 6 a 0 su azione di contropiede partita sul filo del fuorigioco; il pomeriggio trionfale è chiuso da Francesco Totti che proprio non può fare a meno di esplodere il suo gran destro al volo sull’ennesima respinta sbilenca di Stovini. Nel finale entra anche Vucinic per Mancini: la Roma decide finalmente di fermarsi ed il Catania capisce che deve addormentare un po’ il ritmo per non incorrere in un’ulteriore umiliazione; non è di questo avviso il solo Baiocco, che continua a protestare per tutta la gara raccogliendo i frutti del proprio comportamento nel finale quando l’arbitro è costretto a mostrargli il secondo rosso della giornata. Il Palermo, caduto sabato a Cagliari, è ora un solo punto davanti alla Roma, mentre l’Inter va in fuga al primo posto solitario, pur strappando tre punti apparsi immeritati alla volitiva Reggina.

LE PAGELLE
Doni 6,5: pomeriggio inatteso; nell’unica conclusione nello specchio, risponde con volo elegante a Corona. Plastico.
Cassetti 6: si limita a lavorare sulla fascia di competenza con qualche “sgroppata” offensiva ed una conclusione violenta alzata in angolo da Pantanelli. Sufficiente.
Chivu 6,5: è in forma il rumeno, si vede dagli anticipi e dalle uscite a testa alta dalla propria area che notiamo anche in una partita in discesa come quella odierna. Autoritario.
Ferrari 6: non è certo colpa sua se trova ben poche occasioni per mettersi in mostra; a parte alcune rare fasi del primo tempo la Roma non ha proprio bisogno dei centrali di difesa. Tranquillo.
Panucci 7: ormai gioca con sicurezza da una parte all’altra del campo e Spalletti ha capito che può contare anche sulla sua duttilità tattica. Ancora una volta fornisce una prova spettacolare in avanti, siglando una doppietta da rapinatore d’area; ci ripetiamo e non ci stanchiamo di farlo. Da Nazionale.
Mancini 6,5: le praterie che si aprono nella difesa catanese sono quanto di meglio Amantino può chiedere per esprimersi coi suoi dribbling a tratti irresistibili. Unico appunto per il festeggiamento sul gol che gli costa il cartellino giallo. Perfezionisti? Bisogna esserlo, se si punta al massimo. Esuberante.
De Rossi 6,5: quando Spalletti lo sostituisce qualcuno racconta che Daniele sussurri “era ora”; è una sicurezza quando si propone ed è insostituibile come filtro davanti alla difesa. Instancabile.
Pizarro 6,5: recupera credito con una prova finalmente convincente, dispensando aperture e cross che sono nel suo Dna di calciatore tecnico ed ordinato, che ultimamente si era un po’ smarrito. Altruista.
Taddei 6,5: non timbra con il suo nome il tabellino dei marcatori ma fa il consueto inesauribile movimento che l’allenatore gli chiede; da incorniciare l’assist per il quarto gol di Perrotta. Puntuale.
Perrotta 7: ritorna la forma migliore e ritorna anche il Simone Perrotta sempre vivo in zona gol, magari per forza di cose non sempre lucido ma oggi la fortuna gli sorride e la doppietta è il giusto premio per le continue sovrapposizioni ed i ripetuti inserimenti. Illuminato.
Totti 7: nella festa del gol si riserva l’ultima posizione, ma per tutta la partita conferma di aver ritrovato la gioia delle aperture al volo, la voglia di stupire con finte e controfinte, quei colpi da campione che ne fanno il faro di questa squadra. Superiore.

Montella e Aquilani s.v.: è vero che giocano quasi un tempo e che Vincenzo sigla anche un gol ma a parer nostro sono ingiudicabili perché la partita col Catania è già finita da un pezzo…
Vucinic s.v.

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13 novembre 2006

Milan-Roma 1-2


La Roma ritrova in un colpo solo la vittoria a Milano col Milan, che aspettava da 20 anni, un Francesco Totti formato gigante e la concretezza offensiva che mancava da qualche partita. La banda Spalletti affonda il Milan nella crisi più grave dei rossoneri da quando Ancelotti guida Kakà e compagni e si lancia all’inseguimento degli infallibili Guidolin e Mancini, scavando un solco profondo dietro il suo terzo posto.
Dida c’è, anche se dolorante, nella serata nella quale Kalac, pagando le indecisioni di Coppa Italia, perde il posto di secondo portiere per una vecchia conoscenza del calcio italiano: Valerio Fiori. Il mister rossonero si arrende agli infortuni, schierando Brocchi per Gattuso ed all’evidenza, mettendo dentro Oliveira a fianco di Gilardino, ormai dichiaratamente incompatibile con Inzaghi, che si accomoda ancora in panchina. Tra i giallorossi nessuna sorpresa, formazione tipo con Totti unica punta. L’inizio è romanista e già al 9’, su rinvio impreciso di Nesta e dormita di Maldini, il capitano gira in rete sontuosamente un assist di Taddei. Ma il Milan comincia a macinare gioco contro una Roma un po’ troppo coperta, che chiudendo tutti gli spazi in area costringe i rossoneri al tiro da fuori; peccato che il Milan sia di tutta la serie A la squadra più dotata di tiratori dalla media distanza ed in questa fase ad opporsi ai milanesi sono i legni: Seedorf danza sulla palla ed inventa una traiettoria imprendibile che si infrange sulla traversa; stessa sorte per il sinistro di Oliveira, mentre sono i piedi di Doni a salvare sull’imperiosa progressione di Kakà alla fine del tempo. La ripresa inizia sotto il segno della massima spinta rossonera: Oliveira incrocia troppo il diagonale, solo Totti risponde impensierendo Dida da fuori area; ma l’atteggiamento della difesa giallorossa che per chiudere gli spazi lascia campo sul limite dell’area viene punito dal fendente di Brocchi: nell’occasione il tentativo di Chivu di raggiungere la palla di testa toglie quel secondo decisivo a Doni, che non ci arriva. Sarà per il pareggio subito, sarà per l’inserimento di Aquilani per Perrotta, ma la Roma d’incanto ritrova il calcio spumeggiante per cui va famosa: Totti sale in cattedra, giostra tra le linee del Milan e fa salire la squadra, Aquilani trova subito il ritmo partita e solo il colpo di reni di Dida gli nega il gol su uno splendido destro. Kakà spaventa ancora Doni, pronto nella risposta, ma la Roma cresce insieme al suo capitano, che coglie il palo con un destro dei suoi e poi, ad una manciata di minuti dalla fine, insacca di testa su contropiede ispirato dalla spavalda rabona di Aquilani.
Non c’è più tempo per i rossoneri e la gioia è tutta giallorossa.


LE PAGELLE
Doni 7: cresce sempre più questo portiere arrivato a Roma in sordina; sul gol lo abbiamo già assolto; è decisivo nel primo tempo su una deviazione sotto misura di Gilardino e poi esce sui piedi di Kakà con bravura e fortuna; nella ripresa è ancora attento su conclusione da fuori del brasiliano. Una sicurezza.
Panucci 6,5: preciso, esperto, puntuale. In poche parole, Christian Panucci. Da Nazionale.
Chivu 7: prestazione rassicurante, con classe ed esperienza nega tutti gli spazi agli avanti rossoneri. Convincente.
Mexes 7,5: è tornato il giocatore che conoscevamo, dopo un breve intervallo dovuto a problemi fisici. Elegante negli anticipi, felino nelle mischie in aera, imbattibile negli stacchi di testa. Come ebbe a dire Luciano Spalletti qualche tempo fa (in senso positivo), imbarazzante.
Tonetto 6,5: una delle migliori prestazioni stagionali del laterale: copre la fascia con costante attenzione e nel primo tempo recupera su Oliveira salvando la porta da una conclusione a colpo sicuro. Inesauribile.
Mancini 5,5: è ancora in rodaggio; punta raramente l’uomo, e non rientra quasi mai, scoprendo in alcune occasioni del primo tempo il centrocampo, che vacilla sotto gli attacchi in massa dei rossoneri. Fortunatamente, l’istinto lo porta ad allargarsi bene sulla fascia nell’azione del gol-vittoria. Appannato.
De Rossi 6,5: l’anima del centrocampo romanista erge la solita decisiva diga nei momenti difficili di maggiore spinta milanista; peccato per l’occasione che spreca nel momento magico romanista, quando in girata perde il senso della porta ciccando a lato solo davanti a Dida. Una colonna.
Pizarro 5: quando il ritmo sale troppo il cileno soffre sempre; non convince in copertura, ma non è il suo forte, non convince in fase di ripartenza e questa è una brutta sorpresa; come in altre recenti partite perde con dribbling inutili dei palloni pericolosissimi davanti alla difesa. Sotto tono.
Perrotta 5,5: affronta la partita in condizioni fisiche precarie (la domanda, semmai, è se era il caso di farlo scendere in campo) e non entra mai nel vivo del gioco. Inesistente.
Taddei 6,5: qualità e quantità; si propone con minore frequenza rispetto ad altri match frenato dal centrocampo avversario, ma eccelle in alcuni episodi, regalando ancora sprazzi di Brasile; suo l’assist al capitano per il primo gol. Elegante.
Totti 8: brillano gli occhi a vedere Francesco Totti incantare gli spettatori del Meazza con le sue giocate. Segna da centravanti, copre palla da attaccante-boa, inventa e lancia da regista, corre da gregario e ritrova anche quel suo modo di colpire palla, tra collo ed esterno destro che temevamo – a torto – di non vedere più. Esaltante.

Aquilani 7: l’impatto con il match è letale per il Milan e vitale per la Roma. In 30 minuti impegna Dida, rinvigorisce il centrocampo e l’attacco e poi illumina la serata con la sua “rabona”. Devastante.
Ferrari: s.v.
Cassetti: s.v.

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